sabato 25 agosto 2012

Seventeenth Day


22/8/2012

In un afoso mercoledì mattina, abbiamo l’ennesima conferma di quanto sia obbiettivamente complicato garantire al lavoro una puntualità ed un ritmo costante e fruttuoso qui a Meckhè; al centro di questa giornata doveva infatti esserci l’appuntamento in Comune tra Help and Birth, ASCOMI e la municipalità cittadina per la firma ufficiale del protocollo di intesa, documento questo basilare per l’inizio dei lavori alla biblioteca e al centro culturale.  Nonostante dopo numerose rielaborazioni il testo ufficiale del protocollo sia pressoché pronto questioni di carattere burocratico costringono i tre soggetti firmatari a rinviare l’incontro a domani.
Per il primo pomeriggio è invece previsto quello che sicuramente per Lorenzo, Liliana, Ivan, Niccolò e Andrea – ossia coloro che hanno intrapreso il viaggio da Prato a Meckhè sulle due jeep- è un chiarimento di primaria importanza. I disagi sopportati a fatica durante questa estenuante tratta, non sono stati semplicemente frutto della mera casualità; quando a Tan Tan i ragazzi si son visti letteralmente abbandonati da quella che doveva essere la loro guida e che di quel ruolo ha realmente preso ogni onore e rispettato alcun onere, hanno rischiato senza mezzi termini di vedere compromesso in maniera irreversibile il buon esito del viaggio. Guyè, designato come guida del gruppo sia per quel che concerne il percorso sia per quanto riguarda le varie necessità legate al viaggio (come ad esempio mediare alle frontiere, conoscere peculiarità e leggi dei Paesi attraversati) si è presentato alla residenza comunale dove alloggiamo assieme a Diop, presidente di ASCOMI, provando a distanza di undici giorni dall’arrivo del gruppo qui a Meckhè , a spiegare quelle che sono le motivazioni che lo hanno portato a compiere la sua scelta. Oggettivamente l’atteggiamento che tutti hanno percepito, Mustapha compreso, è stato quello di un’irritante superficialità e noncuranza dimostrata in ogni parola ed in ogni gesto. Così, dilettandosi nel giocare a carte ed impuntarsi quasi nel non voler parlare in italiano (lingua che conosce molto bene dato che risiede in Italia da ben diciotto anni) Guyè ha ribadito quelle che erano le motivazioni che lo hanno spinto ad agire in quel modo ; l’assicurazione dell’auto che stava conducendo non avrebbe avuto validità in Marocco per i giorni successivi, così che rimangiandosi clamorosamente la parola data appena qualche giorno prima in Italia, ha ritenuto naturale staccarsi dal resto del gruppo. Un gruppo che aveva provveduto a pagargli il biglietto del traghetto e che si era affidato alle sue conoscenze per arrivare sani e salvi a destinazione ed evitando intoppi che invece ci sono stati e sono costati oltre quattrocento euro. L’esito della riunione è comunque inutile; non si verifica nessun chiarimento visto che Lorenzo si fa portavoce di ragioni che Guyè sembra non voler nemmeno ascoltare.

Per smaltire il malumore della discussione che ha fatto tornare alla mente momenti non certo positivi, decidiamo di andare a sfidarci in un match di beach volley; pochi minuti dopo l’inizio della partita ci troviamo naturalmente attorno numerosi bambini e ragazzi che incuriositi si avvicinano al campo che abbiamo allestito. Un’occasione importate di scambio con la popolazione giovanile di Meckhè che ci appare assolutamente ben disposta nei nostri confronti.  

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