mercoledì 11 gennaio 2012

GIORNO 14


Ultimo giorno a Meckhè, schiene nuovamente doloranti al nostro risveglio.
Diop è tornato durante la notte dal suo soggiorno a Dakar, dopo che suo fratello si è immolato per la causa andando a prelevarlo dalla capitale il giorno precedente.

A questo punto, non ci resta che visitare le scuole del circondario con i loro piccoli inquilini (appuntamento fissato per due giorni prima, equivalenti al record personale di ritardo di Diop). 

La nostra missione giornaliera consiste nel parlare con i docenti, per sensibilizzarli sul progetto e su quello che comporta, oltre al secondario ma tassativo obiettivo di smaltire tutte le penne, i quaderni e le caramelle portate dall'Italia.

Terminato il giro di una delle scuole elementari, le più popolate, giunge il momento di distribuire i "cadeau". 
Si scatena il putiferio.
Una massa indistinta di faccine nere e denti bianchissimi ci assale urlando e scalpitando per ottenere uno scatto fra quelli che Caterina e Melania hanno coraggiosamente effettuato, con enorme rischio per l'incolumità delle loro macchine fotografiche, o per salutare nella telecamera di Lorenzo, o più semplicemente per conquistare una delle agognate "tanga" (caramelle), la cui distribuzione è stata saggiamente affidata ai docenti. Il bollettino di guerra è quantomeno tragico: fra tiraggi di capelli vari, calci e pugni negli stinchi, il più provato risulta essere il presidente, con un dito sbucciato peggio di una banana, grondante fiotti di sangue!
Solo Giacomo, orchestrando un coro di piccoli adoranti che inneggiano il suo nome, riesce a dichiararsi effettivamente vincitore. 
Il tempo stringe, ci sono altre scuole da vedere (che poi si riveleranno essere in sciopero su iniziativa degli studenti), e il cartello che abbiamo amorevolmente fabbricato attende di essere piazzato prima che il sole tramonti. Con un paio di enormi chiodi e un'ardua scelta dell'albero a cui affiggere l'opera, Diop si rivela un asso del martello, donando a Meckhè il suo cartello d'ingresso in città nel giro di cinque minuti (!).

Felici, immortaliamo la scena e ci dirigiamo al nostro "bolide" Chevrolet per muovere verso casa di Moustapha Diagne, nostro fido collaboratore in quel di Prato. Dopo esserci resi conto di aver sbagliato casa e di essere stati portati per errore dal cugino del nostro amico (di cui abbiamo pure interrotto la preghiera), finalmente arriviamo a conoscere la famiglia in senso stretto, concedendoci a foto e schiamazzi in lingua Wolof. 

Rincasiamo per rifocillarci all'ultima cena con Imam e famiglia, facendo complimenti per la poca fame che viene facilmente sconfitta dalla stanchezza che si va accumulando. Prendiamo volentieri il thè, buonissimo grazie al gusto incredibilmente intenso e il metodo di preparazione particolare, caratteristico del Senegal, offertoci da Gora, tredicenne figlio di Diop. 
Ci rilassiamo con una doccia (a secchiate), il tempo scorre lento come sempre, e decidiamo di andare a dormire. 
Presidente Lorenzo e First Lady Caterina crollano in un sonno comatoso, mentre Melania e Giacomo, nonostante la mattanza di zanzare precedente il riposo, continuano ad esserne infastiditi, e il caldo asfissiante li convince definitivamente a trascorrere il resto della notte sul tetto (in realtà secondo piano di "Chez Diop", ancora da ultimare), aspettando l'alba a ritmo di Muezzin.


Mechkè - L'attuale "biblioteca"


Mechkè - Aula scolastica

Mechkè - L'invasione degli alunni

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